La mia ode alle imperfezioni. Capitolo quarto.
Rotture e cicatrici .


My personal Imperfections Praise. Chapter four.
Breaks and scars.
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Amo le cicatrici e ho imparato a sentirne la forza potente.
I cocci e le ossa rotte rimessi insieme non tornano mai come prima, e per questo continueranno a farci male e a rafforzarci se sappiamo ascoltarli.
Farsi male, sbagliare, cadere, rompersi fisicamente, mentalmente per poi rimettere insieme i cocci è un duro lavoro, non adatto a coloro a cui piacere giocare facile.
Il percorso è doloroso ma se riusciamo a vederne la luce sarà una gioia indescrivibile, il raggiungimento di una consapevolezza potente.
Si al cadere, ricadere, sprofondare e riuscire ad alzarsi sulle proprie gambe.
No alle scortciatoie.
No al compromesso.
In questi giorni bui, le cicatrici sono profonde, alcuni esorcizzano il dramma con la superficialità in un’orgia mediatica che pietrifica, ma l’ignoranza che a tratti scorgo intorno, il vuoto cosmico di chi parla del nulla aggrappandosi all’aridità culturale più deprimente solo per catturare un like, per poi metterselo dove?
Se c’è chi non sa come riempire le giornate e il tempo prezioso che abbiamo il dono di spendere con la vita nelle nostre case, mentre c’è chi sta morendo in solitudine, mi permetto di consigliare la cultura, la solidarietà proattiva, fare qualcosa per la propria anima, ammesso che se ne abbia una, prendersi cura di se o di coloro a cui si vuole bene, aiutando gli altri anche da lontano: si può fare.
Gesti semplici, se sappiamo ancora cosa significhino, la capacità di una telefonata, di una parola di conforto che ti scalda l’anima.
Una parola, un saluto, un sorriso fanno tanto, nel lungo ed estenuante lavoro di rimettere insieme i pezzi.
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In questo scatto Rihanna regale.
Omaggio al kintsugi, la tecnica giapponese, letteralmente ‘riparare con l’oro’, che con oro, argento liquido, lacca con polvere d’oro ripara la ceramica.